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      Barillon sommamente desiderava di rimanere per pochi altri giorni in Londra, e a tale scopo non aveva trascurata arte alcuna a blandire i vincitori. Nelle strade abboniva il popolaccio, che lo guardava in cagnesco, gettandogli dal cocchio pugni di monete. A mensa beveva pubblicamente alla salute del Principe d'Orange. Ma Guglielmo non era uomo da lasciarsi prendere all'amo da tali moine. A dir vero, non erasi arrogato lo esercizio della regia autorità; ma era Generale, e come tale non era tenuto a tollerare nel territorio da lui militarmente occupato la presenza di un uomo ch'egli credeva spione. Innanzi sera a Barillon fu intimato di partirsi dalla Inghilterra entro ventiquattro ore. Pregò caldamente gli si concedesse un breve indugio: ma i momenti erano preziosi; l'ordine fu ripetuto in modo più perentorio, ed ei di mala voglia partì per Dover. E perchè non vi mancasse nessuna dimostrazione di spregio e di sfida, venne scortato fino alla costa da uno de' suoi concittadini protestanti dalla persecuzione cacciati in esilio. Era tanto il risentimento che nel cuore di tutti avevano suscitato l'ambizione e l'arroganza francese, che perfino quegli Inglesi i quali generalmente non inchinavano a guardare di buon occhio la condotta di Guglielmo, altamente plaudirono allorchè lo videro ritorcere con tanta energia la insolenza con che Luigi per tanti anni aveva trattato ogni corte d'Europa(1272).
      XIX. Il lunedì i Lordi adunaronsi di nuovo. Halifax venne eletto a presiedere. Il Primate era assente, i realisti afflitti e scuorati, i Whig ardenti ed animosissimi.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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