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      Era evidentissimo che il disegno d'instituire una Reggenza non si poteva difendere che coi principii dei Whig. Tra i ragionatori che sostenevano quel disegno e la maggioranza della Camera de' Comuni non vi poteva essere disputa circa la questione del diritto. E' non rimaneva altro che la questione dell'utilità. E poteva un grave uomo di Stato pretendere essere utile costituire un governo con due capi, dando ad uno il regio potere senza la dignità regia, e all'altro la dignità regia senza il regio potere? Era chiaro che un simile ordinamento, anche reso necessario dalla infanzia o dalla demenza del Principe, recava seco gravissimi inconvenienti. Che i tempi di Reggenza fossero tempi di debolezza, di perturbamenti e di disastri, era verità provata dalla intera storia d'Inghilterra, di Francia, e di Scozia, ed era quasi divenuta proverbio. Pure, in un caso d'infanzia o di demenza, il Re per lo meno era passivo. Non poteva di fatto controbilanciare il Reggente. Ciò che ora proponevasi era che la Inghilterra avesse due primi magistrati d'età matura e di mente sana, che vicendevolmente si facessero implacabile guerra. Era assurdo discorrere di lasciare a Giacomo il nudo nome di Re e privarlo al tutto del potere regio; perocchè il nome era parte di quel potere; il vocabolo Re era parola di prestigio. Nella mente di molti Inglesi era congiunto con la idea di un carattere misterioso derivato dal cielo, e nella mente di quasi tutti gl'Inglesi con la idea di autorità legittima e veneranda.


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Storia d'Inghilterra
di Thomas Babington Macaulay
Editore Felice Le Monnier Firenze
1859 pagine 1707

   





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