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      Questa verità penetrò anche negli animi di coloro che avevano interesse di sostenere le corruzioni allora esistenti. Conobbero essi di stare sopra terreno mal sicuro, e tremarono in pensare, che il segreto della loro potenza era stato scoperto, e di giorno in giorno era in pericolo di esser meglio e più estesamente conosciuto. Ciò rese vani gli sforzi ch'eglino fecero in loro propria difesa, e fu la causa principale di quella lenta, vacillante e contradittoria maniera di procedere, che fu il carattere della politica della corte di Roma ne' suoi primi tentativi per arrestare il progresso delle opinioni riformate.
      I poeti del medio evo, conosciuti sotto il nome di trovatori, si unirono ai Valdesi nel condannare i vizi dominanti de' preti; parecchie pratiche, e idee superstiziose, mercè le quali il clero aumentava la sua potenza e le sue ricchezze, divennero l'oggetto di pungenti satire, che furono scritte nell'antico linguaggio provenzale ma lette da tutti gli abitanti d'Italia e di Spagna. È una circostanza notevole che può considerarsi come un onore, per una setta crudelmente diffamata da' suoi avversari, che la Noble Leyçon, ed altri poemi dei Valdesi, [22] i quali sono fra i più antichi, e i più rari monumenti della poesia provenzale, contengono poche di quelle satiriche riflessioni sul clero, che abbondano negli scritti dei loro contemporanei rimasti nella Chiesa romana. "D'indulgenze (dice uno degli ultimi), di perdoni, di Dio, del diavolo, di tutto fanno uso i preti. A certi assegnano, co' loro perdoni, il paradiso; ad altri, colle loro scomuniche, l'inferno.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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