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      La Germania ebbe il vanto di dare al mondo la prima opera elementare sulla lingua ebraica, che fa scritta da un cristiano, in lingua latina; cioè la grammatica, [55] e il dizionario di Giovanni Reuchlin, stampati a Pforzheim nel 1506. Ma, fin dal 1490, il Libro dei Radicali, o Lexicon del celebre grammatico ebreo David Kimchi, fu pubblicato nell'originale a Venezia (69). Francesco Stancar di Mantova, che poi abbracciò la religione protestante, ed eccitò gran rumore in Polonia, pubblicò una grammatica ebraica nel 1525 (70). Felice di Prato, un Ebreo convertito, che, nel 1515, pubblicò una traduzione de' salmi in latino, sembra essere stato il primo cristiano in Italia che insegnò la lingua ebraica, essendo, nel 1518, invitato, a Roma, da Leone X a questo fine (71). Circa lo stesso tempo, Agathias Guidacerio, nativo di Calano, la insegnò parimente in Roma, da dove fu chiamato a Parigi da Francesco I, per essere professore di lingua ebraica nel collegio trilingue, in cui Paolo Paradisi, o Canossa, suo compatriotta, e come lui autore di un'opera sulla grammatica ebraica, ottenne in seguito la stessa cattedra (72). [56]Fin dal 1514 fu stampata una collezione di preghiere in lingua e caratteri arabi, a Fano (stato ecclesiastico), in una stamperia fondata dal guerriero pontefice Giulio II (73). Antecedentemente a questa, era stata principiata un'edizione del Corano nella lingua originale, e, una parte di esso almeno, stampata a Venezia da Pagnino de' Pagnini (74). Ma l'opera principale in questa lingua, per quel che concerne la letteratura biblica, fu pubblicata da Agostino Giustiniani, vescovo di Nebio in Corsica, in un Salterio poliglotto, contenente l'ebraico, il caldaico, l'arabo, il greco e il latino, stampato a Genova nel 1516, e disegnato a modello di una Bibbia poliglotta, che l'autore era stato lungo tempo occupato a preparare per la stampa (75). Quest'opera gli procurò da Francesco I l'invito d'insegnare a Parigi le lingue orientali (76). Giovanni Leon, nativo di Elvira, nelle Spagne, meglio conosciuto, come storico, col nome di Leone Affricano, che dopo andò a Tunisi, e vi abbracciò il maomettismo, istruì nell'arabo molti Italiani, fra gli altri, Egidio di Viterbo, prelato più distinto per l'eleganza del gusto, e per le estese [57] cognizioni, che per la porpora, e che promosse le lettere orientali fra i suoi compatriotti, tanto coll'esempio, che col patrocinio (77).


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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