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      Ma dall'altro canto, non vi furono allora [63] neppure uomini disposti, come in appresso, ad impiegare la critica sacra come arte per inventare argomenti a sostenere gli abusi, che dominavano; e vi furono sempre di quei, il cui spirito accolse la verità, e si mostrò accessibile alla convinzione. Pertanto noi troveremo de' convertiti alla dottrina dei riformati, uomini eminenti per lettere, e scienze, per il posto che occupavano nella Chiesa, e pel carattere, che avevano acquistato colla pietà in quegli ordini, cui l'epiteto di religioso era stato lungo tempo dato. I riformatori appellarono dalle fallibili, e discordanti opinioni dei dottori della Chiesa agl'infallibili precetti della rivelazione, e dalla versione vulgata delle Scritture agli originali greci, ed ebraici; e in questi appelli furono spesso sostenuti da traduzioni poco prima fatte da persone riconosciute ortodosse, e pubblicate col permesso, e la raccomandazione del Capo della Chiesa. Nell'esaminare questa parte di storia è impossibile di non ammirare le disposizioni della Provvidenza, quando troviamo monaci, vescovi, cardinali, e papi affaticarsi nel fabbricare, e forbire quelle stesse armi, che presto dovevano rivolgersi contro di loro, e desiderar poi ardentemente di spuntarle, e maledirle come illecite, e avvelenate. Le opere che sono state descritte, si limitavano ai letterati, e per quanto fossero utili, non era possibile, che il pubblico italiano ne ricevesse alcuna impressione, senza che si fossero dati al popolo mezzi nuovi di [64] religiosa istruzione.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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