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      Ochino impiegava sul pulpito la sua patetica eloquenza, mentre Martire, e Mollio si occupavano nella lettura specialmente dell'Epistole di S. Paolo, ch'erano sentite con attenzione dai monaci di diversi conventi, da molti nobili, e da persone addette all'ordine episcopale. Era impossibile, che questi non incontrassero dell'opposizione in quei valorosi campioni della religione stabilita, ch'erano protetti, e sostenuti dal vicerè. Ma fu tale la prudenza, con cui si condussero, e tale l'appoggio di personaggi di alta considerazione della città, che poterono sostenere le loro opinioni, e trionfare per un tempo de' loro avversarj. La dottrina favorita di Ochino era la giustificazione per la fede in Cristo, la quale come apparisce dalle sue prediche stampate, conosceva perfettamente, [138] e spiegava con molta semplicità scritturale. Il purgatorio, le penitenze, i perdoni papali caddero alla luce di quella dottrina, come cadde un giorno Dagone innanzi all'arca di Jehova. Un frate agostiniano di Treviso, mosso forse più dalla mira di farsi merito presso i suoi superiori, che dalla speranza di riuscire, sfidò Ochino, e, suoi colleghi a disputare su quei punti; ma fu tosto battuto, e fatto tacere dalla forza del loro superiore ingegno e dalla loro cognizione della Scrittura. La Chiesa di Roma si era lungo tempo appoggiata sul terzo capitolo della prima Epistola ai Corintj, come sopra una delle principali colonne della dottrina del purgatorio, e da quel passo i frati erano soliti di trarre i loro più popolari argomenti in favore della dottrina lucrativa.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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