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      La violenza, con cui Lutero si condusse, nella disputa insorta fra lui ed i suoi fratelli sul sacramento, è troppo ben conosciuta; ma il suo carattere non si abbassò mai tanto a quello di un piccolo capo di partito, quanto in questa circostanza. Si può trovar qualche scusa pel modo, con cui agì verso coloro, che si opposero in Germania, o anche nella Svizzera al dogma favorito; ma niuna sicuramente per quello che tenne [170] verso gl'Italiani. Senza dubbio egli doveva aver considerato, che la causa della religione evangelica stava in pericolo fra loro; che essi erano pochi, e poco illuminati; che vi erano molte cose, che non erano ancora capaci di sostenere; che erano come pecore in mezzo ai lupi, e che la sola tendenza delle sue parole era di aizzarli l'uno contro l'altro, separarli, disperderli, e metterli in bocca delle bestie feroci, che stavano pronte per divorarli. Ciò fu preveduto dall'amabile e pacifico Melantone, che aveva sempre scritto ai suoi corrispondenti in Italia in un senso molto diverso, e che deplorava quel passo inconsiderato del suo collega; quantunque la dolcezza, e la timidezza sua naturale gl'impedisse in questa, come in altre occasioni, di adottare quelle misure decisive, che potevano in qualche modo far argine ai funesti risultati di quella condotta di Lutero. (253).
      Ma un'altra controversia insorse fra i protestanti Italiani, sopra punti di vitale importanza pel cristianesimo, e capace, se fosse stata generale, di fare alla religione una ferita assai più profonda di quella della disputa, ch'io ho preso a raccontare.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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