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      Questa fu precisamente la loro condotta, dopo ch'ebbero abbandonate le native contrade, in specie nei Grigioni, dove gli emigrati Italiani da principio si rifuggiarono. Poco tempo dopo il loro arrivo nei Grigioni, si sollevarono in quelle chiese delle controversie sopra la Trinità, sul merito della morte di Cristo, sulla perfezione dei santi in questa vita, sulla necessità, ed uso dei sacramenti, sul battesimo dei neonati, sulla resurrezione della carne, e sopra articoli di simile natura, nelle quali dispute, i principali oppositori della comune dottrina, tanto in pubblico, che in privato, erano Italiani; molti dei quali pubblicarono di poi in Transilvania e in Polonia le loro particolari opinioni (270). Susseguentemente all'anno 1546, degli aderenti all'anti-trinitarianismo si trovavano ancora in Italia. Quelli che erano fuggiti mantennero una corrispondenza coi loro amici in patria, e fecero dei converititi alle loro opinioni per mezzo di lettere (271). Circa l'anno 1553, il dotto visionario Guglielmo Postel, pubblicò a Venezia un'apologia di Serveto, nella quale dice che [181] questo eresiarca avea fra gli Italiani molti seguaci (272). E nell'anno 1555, papa Paolo IV pubblicò una bolla contro coloro, che negavano la dottrina della Trinità, la propria divinità di Cristo, e la redenzione per mezzo del suo sangue (273). Chiudo questa parte del soggetto con le parole di un dotto, e giudizioso Italiano, che abbandonò pel Vangelo il suo paese, e faticò con gran zelo, e non senza successo per opporsi alla propagazione della sumenzionata eresia.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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