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      Di là Martire scrisse alla Chiesa riformata di Lucca, di cui era stato passatore, indicando le ragioni, che l'avevano indotto ad abbandonare la patria, e facendole coraggio a perseverare nell'attaccamento al Vangelo, che avevano abbracciato.(341) Non sì tosto si seppe, che Martire era fuggito, che fu [225] ordinata una visita nel convento, cui aveva presieduto, per assicurarsi fino a qual grado era guasto dalle opinioni eretiche. Molti religiosi furono posti in prigione, e dentro un anno, dieciotto di essi emigrarono nella Svizzera (342). La Chiesa protestante della città, benchè scorraggiata dalla perdita del fondatore, ed esposta alle minacce de' suoi oppositori, non fu nè dispersa, nè abolita. Sotto la protezione di alcuni primi personaggi dello stato, continuò le sue riunioni private, godendo delle istruzioni di pastori regolari, e aumentando di numero, e di conoscenze. Martire, in una lettera che scrisse a quei concittadini, dodici anni e più dopo lasciata Lucca, sopra d'un disastroso cambiamento nella loro situazione dice: "Voi avete fatto, per molti anni, tanto progresso nel Vangelo di Gesù Cristo, che non era punto necessario che vi esortassi con le lettere; e tutto quello, che mi restava a fare, era di far di voi, ovunque io mi trovassi, onorevole menzione, e ringraziare il nostro celeste Padre delle benedizioni, che vi ha impartite. E v'era per me a ciò fare un motivo di più, considerando cioè, che io aveva l'onore di aver fondato sì pio instituto, debolmente è vero, ma, per grazia di Dio, a vostro non poco vantaggio.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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