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      (365). Più severa divenne la persecuzione alla morte di Paolo III. Immerso questo pontefice indolente nei piaceri sensuali,(366) firmava con la massima indifferenza, senza scrupolo o rimorso, gli ordini più crudeli, che venivano dettati da coloro, cui esso avea confidato la condotta dei pubblici affari. Nell'anno 1550, la chiesa protestante di Ferrara, che si era per parecchi anni mantenuta in vita, fu dispersa; molti a quella addetti furono messi in prigione, ed uno dei loro predicatori, modello di pietà; fu messo a morte.(367) Olimpia Morata scrive su questo soggetto (368): "Noi non siamo qui venuti coll'intenzione [241] di tornare in Italia. Voi non ignorate quanto sia pericoloso il professare la vera fede cristiana in coteste contrade, dove l'anticristo ha il suo trono. Mi vien detto, che adesso sia così fiera la rabbia contro i buoni, che le crudeltà passate possano chiamarsi giuochi fanciulleschi, in paragone di quelle c e si fanno dal nuovo papa, non sensibile come il predecessore, anzi inesorabile a qualunque supplica, o intercessione." E in un'altra lettera dice (369): "Rilevo dalle lettere testè pervenutemi dall'Italia, che i veri cristiani sono a Ferrara trattati molto barbaramente; non sono risparmiati, nè alti, nè bassi; alcuni sono imprigionati, altri esiliati, e altri obbligati a salvar la vita con la fuga."
      Del risultato di queste misure, adottate a Ferrara per togliere la presenza d'una chiesa riformata, e far tacere ogni opposizione alla chiesa stabilita, Roma non era contenta.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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