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      La duchessa francamente rispose: "Dite al vostro padrone, che monterò io stessa su i merli, e vedrò se ha coraggio di uccidere la figlia d'un re" (375). La sua figlia maggiore, Anna d'Este, "di cui la probità dell'intelletto, e la sensibilità del cuore, erano degne di miglior secolo"(376), fu maritata a Francesco I, duca di Guise, e poi a Giacomo di Savoja, duca di Nemours, ambedue famosissimi partigiani della religione cattolica romana in Francia; e se non si dichiarò solennemente, come sua madre, per la Riforma, si adoperò però con tutte le forze per moderare il violento impulso dei due mariti contro gli amici di essa (377). [247]Dopo il buon esito de' suoi maneggi ne' dominj del duca di Ferrara, la corte papale rivolse col massimo calore tutto il suo zelo a sopprimere la Riforma negli Stati della repubblica di Venezia. Successa la fuga di Ochino; furono rigorosamente rintracciati i sentimenti a tutti quei cappuccini, che risiedevano in quella parte d'Italia (378). Per molti anni il papa non si ristette mai dallo stimolare il senato, e con lettere, e con nunzi a sradicare l'eresia di Lutero, ch'era stata abbracciata da molti de' suoi sudditi, specialmente a Vicenza. Il cardinal Rodolfo, ch'era amministratore del vescovato di Vicenza, mostrò in quell'opera molto zelo; ma i magistrati locali, sia per avversione personale alla causa, sia perchè capissero, che i loro superiori non desideravano punto eseguiti quelli ordini tuttocchè pubblicamente dati, ricusarono l'assistenza del braccio secolare.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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