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      In una lettera che diresse loro, dice: "Come potrò io desistere delle mie querele, quando penso, che la chiesa riformata di Lucca, che mi si presentava all'immaginazione come un ameno giardino, è stata così devastata dalla tempesta crudele, che appena conserva la traccia dell'antica sua coltivazione? Quei che non vi conoscevano, potevano dubitare della vostra resistenza all'impeto della tempesta; ma io non avrei mai saputo immaginare, che voi foste caduti così vergognosamente. Dopo la cognizione, che avevate della furia dell'anticristo, e del pericolo che vi sovrastava, non avendo voi scelto di emigrare, servendovi di quel mezzo che alcuni chiamano il comune rimedio del debole, ma che io stimo una prudente precauzione, quei, che avevano di voi una buona opinione, dicevano: questi bravi soldati di Cristo, sperimentati, non fuggiranno, perchè sono determinati di aprire col sangue del loro martirio, il sentiero della verità nella loro patria per i progressi del Vangelo, ad emulazione dei nobili esempi, che danno ogni giorno i loro fratelli in Francia, nel Belgio, e in Inghilterra. Ah! come sono state deluse tutte queste speranze! quale occasione di vana gloria è stata data a' nostri oppressori anticristiani! Ma questa rovinosa catastrofe deve deplorarsi più con le lagrime, che con le parole"(429). [287] I semi per altro della dottrina riformata in Lucca non erano estirpati. Si trova, che gli scrittori papisti si dolgono, che nell'anno 1562, gli eretici di quella città conservavano una corrispondenza coi fratelli all'estero per mezzo di mercanti, che introducevano libri protestanti da Lione, e da Ginevra (430).


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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