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      Nonostante tutta la loro precauzione, non pochi furono arrestati come sospetti, e comprarono la vita ritrattando quelle verità, che avevano professate di tenere nella più alta stima. Ma ciò non è tutto. Alcuni fra essi, avendo suscitato la gelosia degl'inquisitori, ed essendosi esposti alla malizia, e avarizia dei delatori, furono arrestati una seconda volta, messi alla tortura, e a morte crudele come eretici recidivi (432). Molti ancora dei protestanti per timore d'incorrere la stessa sorte, e animati dal desiderio di godere del poro culto di Dio, convennero di abbandonar l'Italia; ma giunti sulle Alpi, e fermatisi alquanto a contemplare [289] per l'ultima volta l'incantevole aspetto della loro amata patria, la più gran parte fu scossa da quella bellezza chiamando alla memoria gli amici, e gli agi cui aveano rinunziato, abbandonarono la loro determinazione, lasciarono i loro compagni, e ritornarono a Napoli; ma appena giuntivi furono messi in carcere, e puniti con penitenza passarono il resto della vita fra i sospetti, e la diffidenza di quei, che loro stavano intorno, e lacerati dai rimorsi della coscienza per essersi degradati.(433)
      Quando le opinioni riformate furono soppresse nella capitale, il governo napoletano lasciò partire gl'inquisitori, onde girassero per il regno, come si lascerebbero partire le bestie feroci, a divorare i sudditi innocenti. Di tutte le barbarie, che commise Roma a quell'epoca, nessuna fu più orribile di quelle usate verso i discendenti degli antichi Valdesi.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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