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      Nel corso dello stesso anno, fu rogato un'atto, che liberò i protestanti dalle ammende per non osservare i giorni festivi dei papisti. Nell'anno seguente, furono fatti due statuti, uno per estendere alle province soggette la legge che proibiva l'ammissione di nuovi membri [391] nei conventi, e l'altro per stabilire la provvisione dei pastori delle chiese protestanti. Il primo non ebbe esecuzione. In conseguenza del secondo, fu assegnato un terzo delle rendite ecclesiastiche di Chiavenna al ministro della chiesa protestante in quel villaggio, che conteneva la metà della popolazione protestante. Ai pastori degli altri luoghi furono assegnati quaranta scudi l'anno, da prendersi in primo luogo dai benefici di quelli, che ne avevano varii e di quei che erano assenti; in mancanza di questi, dalle rendite che il vescovo di Coira riceveva dalla Valtellina, dai fondi dell'abbadia di Abbondio, e in ultimo luogo dai fondi comuni di ciascuna parrocchia (570).
      Questo fu il solo atto legislativo, che diede impulso e incoraggiamento alla religione riformata nella Valtellina; ma i ministri protestanti, meno la gelosia poco ne ritrassero; poichè i preti, creando occultamente liti, e violenze, ritennero quasi tutti i fondi. Ecco cosa ebbero i protestanti, dopo aver dimostrato, che sebbene minori di numero, contribuivano molto più largamente in proporzione ai fondi degli ecclesiastici, molti de' quali non facevano il loro dovere, ed altri si limitavano a dir la messa.
      Come accade in tali occasioni, quei secolari che contribuivano quasi nulla, furono quelli appunto che gridarono con voce più alta, "ch'essi erano tassati per [392] sostenere una religione ereticale", mentre i preti chiamavano "gl'Italiani disertori dai conventi" ad imitare l'esempio dell'apostolo Paolo, che lavorava con le proprie mani, per non essere a carico delle chiese, e degli anacoreti egiziani con Pietro Eremita alla testa; e proseguivano a dire, che non potevano essere seguaci di Cristo, e de' suoi apostoli, tanto più che non operavano miracoli, nè vivevano di elemosina (571).


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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