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      Nell'anno 1558, furono bruciati vivi due altri. Uno di essi, un frate, che istigato a ritrattare da un prete, che stava a bella posta sopra un pulpito eretto vicino al palo fatale, sostenne col pił gran coraggio la veritą, e fu cacciato nel fuoco a furia di percosse, e di maledizioni. Nell'anno susseguente non passava una settimana senza che s'immolasse qualche vittima all'eresia; e nel 1563, undici persone di alto stato furono messe in prigione. Nel 1559, fu messo a morte un giovane prete, e le circostanze di quella esecuzione sono accompagnate da una barbarie affatto inaudita. Fu il misero condannato ad essere impiccato, e strascinato alla forca a coda di cavallo. Con molta fatica si potč ottenere la grazia che la seconda parte della sentenza non fosse eseguita. Per altro, essendo soltanto strozzato, fu calato a basso, e toltogli il capestro, fu di nuovo invitato a ritrattare; ma ricusandovisi [396] costantemente, fu literalmente bruciato vivo, e il suo cadavere gettato ai cani. (576)
      Nel 1559, il governo di Milano eresse dei forti sui confini della Valtellina. Sotto questa difesa gl'inquisitori entrarono nella cittą, e non azzardando di venire a degli arresti, pervennero ad impadronirsi di moltissimi libri clericali, e li bruciarono in pubblico con la pił grande solennitą. Erano accompagnati da una ciurma di frati stranieri, che fidando nella guarnigione, come luogo di ritirata, nulla valutarono l'editto che proibiva loro di entrare in quelle province, e andarono in volta dappertutto, aizzando le popolazioni contro i predicatori protestanti, e contro i governatori, che li proteggevano.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





Milano Valtellina