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      Gli scellerati, presi dalla rabbia nel vedere il colpo fallito, pugnalarono a morte il buon vecchio, e avanzandosi precipitosamente sul palpito, ferirono il predicatore, e fuggirono a traverso la folla, e la confusione (586).
      Fu ben'umiliante pei Grigioni il timore vergognoso e l'irresoluzione che mostrò in quest'affare il loro governo. Mandò degli ambasciatori, fece delle rimostranze, ordinò indagini, articolò voci minaccevoli in caso di scoperte; ma non mostrò quel contegno proprio d'un popolo libero in difesa della violata indipendenza, dell'onore insultato. I suoi vicini presentarono loro un esempio degno d'imitazione. Il cardinal Borromeo, in una delle sue visite arcivescovili, entrò nei territorii della Svizzera. Il governo elvetico non approvando punto quella visita, spedì tosto un'incanto al governatore di Milano, per farlo richiamare. Era l'incaricato giunto appena a Milano, che fu dall'inquisitore arrestato, e messo in carcere; ma il governatore, informato del fatto, lo fece subito porre in libertà, e lo trattò colla massima distinzione, e il più gran rispetto. Le autorità svizzere, fatte consapevoli di quanto era accaduto, spedirono un messaggio [403] al governatore, significandogli, che se lo stesso corriere, che aveva recata la notizia dell'imprigionamento non avesse recata quella della restituzione della libertà, essi avrebbero immediatamente fatto arrestare il cardinale, e l'avrebbero ritenuto in ostaggio. Sua Eminenza appena seppe queste dichiarazioni uscì dai territorii della Svizzera con minori cerimonie di quelle che gli erano state praticate quando v'era entrato (587). Se le autorità de' Grigioni si fossero comportate nella stessa guisa, se avessero, come furono consigliate, confiscati i beni spettanti ai Milanesi, ed ai cittadini di Como, e li avessero ritenuti fintantochè i loro mercanti si fossero indennizzati delle perdite sofferte; e sopra tutto se avessero dato degli ordini perentorii per spianare il Monastero di Morbegno, come posto avanzato delle spie, e spelonca di ladri, l'arditezza del fatto, sostenuto dalla giustizia della causa, avrebbe infuso coraggio ai fedeli, imposto un freno ai male intenzionati fra i loro soggetti, e assicurato il rispetto e la tolleranza delle potenze estere.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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