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      Non sentite rammarico di abbandonare la vostra amata patria, i vostri beni, parenti, amici, piaceri, onori? Avete dimenticato i conforti dell'erudizione, il sollievo delle occupazioni scientifiche? Perderete a un tratto il frutto di tante pene, di tante vigilie, di tanti onorati sudori sparsi per lo studio fin dalla vostra età primiera? Non vi spaventa quella morte che sta già per colpirvi, come se aveste realmente commesso un delitto? Uomo stupido infatuato, che puoi con una semplice parola assicurarti tutte queste felicità, e fuggire la morte, e pur non vuoi ancora! Quanto è mai incivile l'azione di mostrarsi inesorabile alle istanze dei più buoni, giusti, più saggi, [467] augusti senatori, e voltare altrove le ostinate orecchie, quando personaggi tanto illustri vi pregano!"
      Ma sentitemi, ciechi mortali. Qual'è un fuoco più ardente di quello che si ammassa per voi? Cosa v'è mai più freddo dei vostri cuori, che, immersi nelle tenebre, sono tanto distanti dalla luce? Cosa vi può esser mai più spiacevole, dubbia, e agitata della vita, che menate, e cosa più miserabile e odiosa di questo mondo? Ditemi, qual patria è più dolce del cielo, qual tesoro più grande della vita eterna, quali sono i miei parenti, se non quelli, che sentono la parola di Dio? dove si trovano le ricchezze, e gli onori più degni di quelli, che si trovano in cielo? Dimmi, uomo imbecille, non ci furono date le scienze per giungere alla cognizione di Dio il quale se noi non conosciamo, tutte le nostre fatiche, vigilie, e tutte le penose occupazioni restano interamente perdute.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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