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      a madonna Cherubina Orsini (690).
     
     
      MIA CARISSIMA SIGNORA CHERUBINA,
     
      Alla lettera che vi ho già scritta desidero aggiungere poche righe, per esortarvi a pregare Dio che vi dia forza, giacchè io temo, che voi, sbigottita alle minacce di quei che possono uccidere il corpo solamente, offendiate quell'amoroso Redentore, che ha sofferto per amor nostro; e pregarlo che vi dia egualmente forza di confessarlo con gioja, secondo la sua volontà, avanti a questa perversa generazione, e di aver sempre presenti alla memoria le parole di David: "Io odio la riunione de' peccatori, e non starò mai in compagnia degl'empj." Io sono debole, forse voi mi direte; non posso far questo. Oh! credete voi che tanti santi, e profeti, tanti martiri, anche a tempi nostri, che sono rimasti saldi nel solo appoggio della loro virtù, Iddio non abbia concorso a renderli forti? Considerate dunque che coloro, la cui debolezza è rammemorata nelle Scritture, non continuarono sempre ad esser deboli. La [480] negazione di S. Pietro verso il suo maestro non ci viene rammentata come un'esempio imitabile, ma per spiegarci l'infinita misericordia di Gesù Cristo, e per mostrarci la nostra fragilità, non per scusarla. S. Pietro presto si riscosse dalla sua debolezza, e ottenne certa forza, che godè di soffrire per la causa di Cristo. Con queste riflessioni dobbiamo persuaderci, quando ci avvediamo della nostra infermità, di ricorrere al medico con le preghiere, affinchè ci renda forti. Sol che noi lo preghiamo, egli adempirà alle sue promesse.


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Istoria del progresso e dell'estinzione della Riforma in Italia nel secolo sedicesimo
di Thomas MacCrie
Tipogr. Lavagnino Genova
1858 pagine 449

   





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