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      Dico pertanto che, tornando Fabrizio Colonna di Lombardia, dove più tempo aveva per il re cattolico con grande sua gloria militato, diliberò, passando per Firenze, riposarsi alcuno giorno in quella città, per vicitare la eccellenza del duca e rivedere alcuni gentili uomini co' quali per lo addietro aveva tenuto qualche familiarità. Donde che a Cosimo parve convitarlo ne' suoi orti, non tanto per usare la sua liberalità quanto per avere cagione di parlar seco lungamente, e da quello intendere ed imparare varie cose, secondo che da un tale uomo si può sperare, parendogli avere occasione di spendere uno giorno in ragionare di quelle materie che allo animo suo sodisfacevano. Venne adunque Fabrizio, secondo che quello volle, e da Cosimo insieme con alcuni altri suoi fidati amici fu ricevuto, tra' quali furono Zanobi Buondelmonti, Batista della Palla e Luigi Alamanni, giovani tutti amati da lui e de' medesimi studi ardentissimi, le buone qualità de' quali, perché ogni giorno e ad ogni ora per se medesime si lodano, ommettereno. Fabrizio adunque fu, secondo i tempi e il luogo, di tutti quegli onori che si poterono maggiori onorato; ma passati i convivali piaceri e levate le tavole e consumato ogni ordine di festeggiare, il quale, nel conspetto degli uomini grandi e che a pensieri onorevoli abbiano la mente volta si consuma tosto, essendo il dì lungo e il caldo molto, giudicò Cosimo, per sodisfare meglio al suo disiderio, che fusse bene, pigliando l'occasione dal fuggire il caldo, condursi nella più segreta e ombrosa parte del suo giardino.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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