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      Non possono i cavagli, sendo da qualche impeto disordinati, ritornare negli ordini se non con difficultà, ancora che quello impeto manchi; il che rattissimo fanno i fanti. Occorre, oltre a questo, molte volte, che uno uomo animoso sarà sopra uno cavallo vile e uno vile sopra uno animoso; donde conviene che queste disparitadi d'animo facciano disordine. Né alcuno si maravigli che uno nodo di fanti sostenga ogni impeto di cavagli, perché il cavallo è animale sensato e conosce i pericoli e male volentieri vi entra. E se considererete quali forze lo facciano andar avanti e quali lo tengano indietro, vedrete sanza dubbio essere maggiori quelle che lo ritengono che quelle che lo spingono; perché innanzi lo fa andar lo sprone, e dall'altra banda lo ritiene o la spada o la picca. Tale che si è visto per le antiche e per le moderne esperienze un nodo di fanti essere securissimo, anzi insuperabile da' cavagli. E se voi arguissi a questo che la foga con la quale viene, lo fa più furioso a urtare chi lo volesse sostenere, meno stimare la picca che lo sprone, dico che, se il cavallo discosto comincia a vedere di avere a percuotere nelle punte delle picche, o per se stesso egli raffrenerà il corso, di modo che come egli si sentirà pugnere si fermerà affatto, o, giunto a quelle, si volterà a destra o a sinistra. Di che se volete fare esperienza, provate a correre un cavallo contro a un muro; radi ne troverrete che, con quale vi vogliate foga, vi dieno dentro. Cesare, avendo in Francia a combattere con i Svizzeri, scese e fece scendere ciascuno a piè e rimuovere dalla schiera i cavagli, come cosa più atta a fuggire che a combattere.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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