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      Il terzo battaglione mettono dietro a questi, ma discosto un tratto di scoppietto. Questo fanno perché, sendo quegli due ributtati, questo si possa fare innanzi, e abbiano spazio, e i ributtati e quel che si fa innanzi, a evitare l'urto l'uno dell'altro; perché una moltitudine grossa non può essere ricevuta come un corpo piccolo, e però i corpi piccoli e distinti che erano in una legione romana si potevano collocare in modo che si potessono tra loro ricevere e l'uno l'altro con facilità sovvenire. E che questo ordine de' Svizzeri non sia buono quanto lo antico romano, lo dimostrano molti esempli delle legioni romane quando si azzuffarono con le falangi greche; e sempre queste furono consumate da quelle, perché la generazione dell'armi, come io dissi dianzi, e questo modo di rifarsi, poté più che la solidità delle falangi. Avendo, adunque, con questi esempli a ordinare uno esercito, mi è parso ritenere l'armi e i modi, parte delle falangi greche, parte delle legioni romane; e però io ho detto di volere in uno battaglione dumila picche, che sono l'armi delle falangi macedoniche, e tremila scudi con la spada, che sono l'armi de' Romani. Ho diviso il battaglione in dieci battaglie, come i Romani; la legione in dieci coorti. Ho ordinato i veliti, cioè l'armi leggieri, per appiccare la zuffa come loro. E perché così, come l'armi sono mescolate e participano dell'una e dell'altra nazione, ne participino ancora gli ordini, ho ordinato che ogni battaglia abbia cinque file di picche in fronte e il restante di scudi, per potere, con la fronte, sostenere i cavagli e entrare facilmente nelle battaglie de' nimici a piè, avendo nel primo scontro le picche, come il nimico, le quali voglio mi bastino a sostenerlo, gli scudi, poi, a vincerlo.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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