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      Il quarto esercizio è ch'egli imparino a conoscere, per virtù del suono e delle bandiere, il comandamento del loro capitano; perché quello che sarà loro pronunziato in voce, essi sanza altro comandamento lo intenderanno. E, perché l'importanza di questo comandamento dee nascere dal suono, io vi dirò quali suoni usavano gli antichi. Da' Lacedemonii, secondo che afferma Tucidide, ne' loro eserciti erano usati zufoli; perché giudicavano che questa armonia fusse più atta a fare procedere il loro esercito con gravità e non con furia. Da questa medesima ragione mossi, i Cartaginesi, nel primo assalto, usavano la citera. Aliatte, re de' Lidii, usava nella guerra la citera e i zufoli; ma Alessandro Magno e i Romani usavano i corni e le trombe, come quelli che pensavano per virtù di tali istrumenti, potere più accendere gli animi de' soldati e farli combattere più gagliardamente. Ma come noi abbiamo, nello armare lo esercito preso del modo greco e del romano, così nel distribuire i suoni servereno i costumi dell'una e dell'altra nazione. Però farei presso al capitano generale stare i trombetti, come suono non solamente atto a infiammare l'esercito, ma atto a sentirsi in ogni romore più che alcuno altro suono. Tutti gli altri suoni che fussero intorno a' connestaboli e a' capi de' battaglioni, vorrei che fussono tamburi piccoli e zufoli sonati, non come si suonano ora, ma come è consuetudine sonargli ne' conviti. Il capitano, adunque, con le trombe mostrasse quando si avesse a fermare o ire innanzi o tornare indietro, quando avessono a trarre l'artiglierie, quando muovere gli veliti estraordinarii, e, con la variazione di tali suoni, mostrare all'esercito tutti quegli moti che generalmente si possono mostrare; le quali trombe fussero di poi seguitate da' tamburi.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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