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      E in questo esercizio, perch'egli importa assai, converrebbe assai esercitare il suo esercito. Quanto alla cavalleria, si vorrebbe usare medesimamente trombe, ma di minore suono e di diversa voce da quelle del capitano. Questo è quanto mi è occorso circa l'ordine dell'esercito e dell'esercizio di quello.
      LUIGI Io vi priego che non vi sia grave dichiararmi un'altra cosa: per che cagione voi facesti muovere con grida e romore e furia i cavagli leggieri e i veliti estraordinarii, quando assaltarono, e di poi, nello appiccare il resto dello esercito, mostrasti che la cosa seguiva con uno silenzio grandissimo? E perché io non intendo la cagione di questa varietà, disidererei me la dichiarassi.
      FABRIZIO E' sono state varie l'opinioni de' capitani antichi circa al venire alle mani: se si dee o con romore accelerare il passo o con silenzio andare adagio. Questo ultimo modo serve a tenere l'ordine più fermo e a intendere meglio i comandamenti del capitano. Quel primo serve ad accendere più gli animi degli uomini. E perché io credo che si dee avere rispetto all'una e all'altra di queste due cose, io feci muovere quegli con romore e quegli altri con silenzio. Né mi pare in alcun modo che i romori continui sieno a proposito, perch'egli impediscono i comandamenti; il che è cosa perniciosissima. Né è ragionevole che i Romani, fuora del primo assalto, seguissero di romoreggiare, perché si vede, nelle loro istorie, essere molte volte intervenuto, per le parole e conforti del capitano, i soldati che fuggivano essersi fermi e in varii modi per suo comandamenti avere variati gli ordini; il che non sarebbe seguito, se i romori avessero la sua voce superato.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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