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      Alcuni, avendo conosciuto come l'esercito nimico è preso da certa superstizione di non combattere in tale tempo, hanno quel tempo eletto alla zuffa, e vinto. Il che osservò Cesare in Francia contro ad Ariovisto, e Vespasiano in Sorìa contro a' Giudei. La maggiore e più importante avvertenza che debba avere uno capitano, è di avere appresso di sé uomini fedeli, peritissimi della guerra e prudenti, con gli quali continuamente si consigli e con loro ragioni delle sue genti e di quelle del nimico: quale sia maggiore numero, quale meglio armato, o meglio a cavallo, o meglio esercitato; quali sieno più atti a patire la necessità; in quali confidi più, o ne' fanti o ne' cavagli. Di poi considerino il luogo dove sono, e s'egli è più a proposito per il nimico che per lui; chi abbia di loro più commodamente la vettovaglia; s'egli è bene differire la giornata o farla; che di bene gli potesse dare o torre il tempo; perché molte volte i soldati, veduta allungare la guerra, infastidiscono e, stracchi nella fatica e nel tedio, ti abbandonano. Importa sopra tutto conoscere il capitano de' nimici e chi egli ha intorno: s'egli è temerario o cauto, se timido o audace. Vedere come tu ti puoi fidare de' soldati ausiliarii. E sopra tutto ti debbi guardare di non condurre l'esercito ad azzuffarsi che tema o che in alcuno modo diffidi della vittoria; perché il maggiore segno di perdere è quando non si crede potere vincere. E però in questo caso dei fuggire la giornata, o col fare come Fabio Massimo che, accampandosi ne' luoghi forti, non dava animo ad Annibale d'andarlo a trovare; o, quando tu credessi che il nimico ancora ne' luoghi forti ti venisse a trovare, partirsi della campagna e dividere le genti per le tue terre, acciò che il tedio della espugnazione di quelle lo stracchi.


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Dell'arte della guerra
di Niccolò Machiavelli
pagine 221

   





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