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      ; talmente che la fertilità del sito, la commodità del mare, le spesse vittorie, la grandezza dello imperio, non la potero per molti secoli corrompere, e la mantennero piena di tanta virtù, di quanta mai fusse alcun'altra città o republica ornata.
      E perché le cose operate da lei, e che sono da Tito Livio celebrate, sono seguite o per publico o per privato consiglio, o dentro o fuori della cittade; io comincerò a discorrere sopra quelle cose occorse dentro e per consiglio publico, le quali degne di maggiore annotazione giudicherò, aggiungendovi tutto quello che da loro dependessi; con i quali Discorsi questo primo libro, ovvero questa prima parte, si terminerà.
     
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      Di quante spezie sono le republiche,
      e di quale fu la republica romana.
     
     
      Io voglio porre da parte il ragionare di quelle cittadi che hanno avuto il loro principio sottoposto a altrui; e parlerò di quelle che hanno avuto il principio lontano da ogni servitù esterna, ma si sono subito governate per loro arbitrio, o come republiche o come principato: le quali hanno avuto, come diversi principii, diverse leggi ed ordini. Perché ad alcune, o nel principio d'esse, o dopo non molto tempo, sono state date da uno solo le leggi, e ad un tratto; come quelle che furono date da Licurgo agli Spartani: alcune le hanno avute a caso, ed in più volte e secondo li accidenti, come ebbe Roma. Talché, felice si può chiamare quella republica, la quale sortisce uno uomo sì prudente, che gli dia leggi ordinate in modo che, sanza avere bisogno di ricorreggerle, possa vivere sicuramente sotto quelle.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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