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      sono grandi.
     
     
      Poiché Roma ebbe cacciati i re, mancò di quelli pericoli, i quali di sopra sono detti che la portava succedendo in lei uno re o debole o cattivo. Perché la somma dello imperio si ridusse ne' consoli, i quali, non per eredità o per inganni o per ambizione violenta, ma per suffragi liberi venivano a quello imperio, ed erono sempre uomini eccellentissimi: de' quali godendosi Roma la virtù, e la fortuna di tempo in tempo, poté venire a quella sua ultima grandezza in altrettanti anni che la era stata sotto i re. Perché si vede, come due continove successioni di principi virtuosi sono sufficienti ad acquistare il mondo: come furano Filippo di Macedonia ed Alessandro Magno. Il che tanto più debba fare una republica, avendo per il modo dello eleggere non solamente due successioni ma infiniti principi virtuosissimi che sono l'uno dell'altro successori: la quale virtuosa successione fia sempre in ogni republica bene ordinata.
     
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      Quanto biasimo meriti quel principe
      e quella republica che manca
      d'armi proprie.
     
     
      Debbono i presenti principi e le moderne republiche, le quali circa le difese ed offese mancano di soldati propri, vergognarsi di loro medesime; e pensare con lo esemplo di Tullo, tale difetto essere, non per mancamento di uomini atti alla milizia, ma per colpa sua, che non han saputo fare i suoi uomini militari. Perché Tullo, sendo stata Roma in pace quarant'anni, non trovò, succedendo egli nel regno, uomo che fusse stato mai in guerra: nondimeno, disegnando esso fare guerra, non pensò valersi né de' Sanniti, né de' Toscani, né di altri che fussero consueti stare nell'armi, ma diliberò, come uomo prudentissimo, di valersi de' suoi.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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