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      Dico, adunque, che poi che gli è difficile conoscere questi mali quando ei surgano, causata questa difficultà da uno inganno che ti fanno le cose in principio, è più savio partito il temporeggiarle poi che le si conoscono, che l'oppugnarle: perché, temporeggiandole, o per loro medesime si spengono, o almeno il male si differisce in più lungo tempo. E in tutte le cose debbono aprire gli occhi i principi che disegnano cancellarle o alle forze ed impeto loro opporsi; di non dare loro, in cambio di detrimento, augumento; e, credendo sospingere una cosa, tirarsela dietro, ovvero suffocare una pianta a annaffiarla. Ma si debbano considerare bene le forze del malore, e quando ti vedi sufficiente a sanare quello, metterviti sanza rispetto; altrimenti lasciarlo stare, né in alcun modo tentarlo. Perché interverrebbe, come di sopra si discorre, come intervenne a' vicini di Roma: ai quali, poiché Roma era cresciuta in tanta potenza, era più salutifero con gli modi della pace cercare di placarla e ritenerla addietro, che coi modi della guerra farle pensare ai nuovi ordini e alle nuove difese. Perché quella loro congiura non fece altro che farli più uniti, più gagliardi, e pensare a modi nuovi, mediante i quali in più breve tempo ampliarono la potenza loro. Intra i quali fu la creazione del Dittatore; per lo quale nuovo ordine, non solamente superarono i soprastanti pericoli ma fu cagione di ovviare a infiniti mali, ne' quali sanza quello rimedio quella republica sarebbe incorsa.
     
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      L'autorità dittatoria fece bene,


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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