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      Conoscesi ancora nella lezione delle istorie, quali danni i popoli e le città ricevino per la servitù. E dove in questi tempi ci è solo una provincia, la quale si possa dire che abbi in sé città libere, ne' tempi antichi in tutte le provincie erano assai popoli liberissimi. Vedesi come in quelli tempi de' quali noi parliamo al presente, in Italia, dall'Alpi che dividono ora la Toscana da Lombardia, infino alla punta d'Italia, erano tutti popoli liberi; come erano i Toscani, i Romani, i Sanniti, e molti altri popoli che in quel resto d'Italia abitavano. Né si ragiona mai che vi fusse alcuno re, fuora di quegli che regnorono in Roma, e Porsenna re di Toscana; la stirpe del quale come si estinguesse, non ne parla la istoria. Ma si vede bene, come in quegli tempi che i Romani andarono a campo a Veio, la Toscana era libera: e tanto si godeva della sua libertà, e tanto odiava il nome del principe, che, avendo fatto i Veienti per loro difensione uno re in Veio, e domandando aiuto a' Toscani contro a' Romani, quegli, dopo molte consulte fatte, deliberarono di non dare aiuto a' Veienti, infino a tanto che vivessono sotto il re; giudicando non essere bene difendere la patria di coloro che l'avevano di già sottomessa a altrui. E facil cosa è conoscere donde nasca ne' popoli questa affezione del vivere libero; perché si vede per esperienza, le cittadi non avere mai ampliato nè di dominio né di ricchezza, se non mentre sono state in libertà. E veramente maravigliosa cosa è a considerare, a quanta grandezza venne Atene per spazio di cento anni, poiché la si liberò dalla tirannide di Pisistrato.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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