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      E perché molti, per scusarne la ignoranza loro, allegano che la violenza delle artiglierie non patisce che in questi tempi si usino molti ordini de gli antichi, voglio disputare nel seguente capitolo questa materia, e vo' esaminare se le artiglierie impediscano che non si possa usare l'antica virtù.
     
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      Quanto si debbino stimare dagli eserciti
      ne' presenti tempi le artiglierie;
      e se quella opinione,
      che se ne ha in universale, è vera.
     
     
      Considerando io, oltre alle cose soprascritte, quante zuffe campali (chiamate ne' nostri tempi, con vocabolo francioso, giornate, e, dagli Italiani, fatti d'arme) furono fatte da' Romani in diversi tempi, mi è venuto in considerazione la opinione universale di molti, che vuole che, se in quegli tempi fussono state le artiglierie, non sarebbe stato lecito ai Romani, né sì facile, pigliare le provincie, farsi tributari i popoli, come ei fecero; né arebbono in alcuno modo fatto sì gagliardi acquisti. Dicono ancora, che, mediante questi instrumenti de' fuochi, gli uomini non possono usare né mostrare la virtù loro, come ei potevano anticamente. E soggiungano una terza cosa: che si viene con più difficultà alle giornate che non si veniva allora, né vi si può tenere dentro quegli ordini di quegli tempi; talché la guerra si ridurrà col tempo in su le artiglierie. E giudicando non fuora di proposito disputare se tali opinioni sono vere, e quanto le artiglierie abbino accresciuto o diminuito di forze agli eserciti, e se le tolgano o danno occasione ai buoni capitani di operare virtuosamente, comincerò a parlare quanto alla prima loro opinione: che gli eserciti antichi romani non arebbano fatto gli acquisti che feciono, se le artiglierie fussono state.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
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