Pagina (226/427)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Nondimeno si vede che l'uno e l'altro di questi dua pericoli fanno rade volte danni istraordinari: perché le terre munite bene non si scalano, né si va con assalti deboli ad assaltarle; ma, a volerle espugnare, si riduce la cosa a una ossidione, come anticamente si faceva. Ed in quelle che pure per assalto si espugnano, non sono molto maggiori i pericoli che allora: perché non mancavano anche in quel tempo, a chi difendeva le terre, cose da trarre; le quali, se non erano così furiose, facevano, quanto allo ammazzare gli uomini, il simile effetto. Quanto alla morte de' capitani e condottieri, ce ne sono, in ventiquattro anni che sono state le guerre ne' prossimi tempi in Italia, meno esempli che non era in dieci anni di tempo appresso agli antichi. Perché, dal conte Lodovico della Mirandola, che morì a Ferrara quando i Viniziani, pochi anni sono, assaltarono quello stato, ed il Duca di Nemors, che morì alla Cirignuola, in fuori, non è occorso che d'artiglierie ne sia morto alcuno; perché monsignore di Fois a Ravenna morì di ferro, e non di fuoco. Tanto che, se gli uomini non dimostrano particularmente la loro virtù, nasce, non dalle artiglierie, ma dai cattivi ordini e dalla debolezza degli eserciti; i quali, mancando di virtù nel tutto, non la possono mostrare nella parte.
      Quanto alla terza cosa detta da costoro, che non si possa venire alle mani, e che la guerra si condurrà tutta in su l'artiglierie, dico questa opinione essere al tutto falsa; e così fia sempre tenuta da coloro che secondo l'antica virtù vorranno adoperare gli eserciti loro.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





Italia Lodovico Mirandola Ferrara Viniziani Duca Nemors Cirignuola Fois Ravenna