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      E Tito Livio dice: «Hunc exitum habuit vir, nisi in libera civitate natus esset, memorabilis». Dove sono da considerare due cose: l'una, che per altri modi si ha a cercare gloria in una città corrotta, che in una che ancora viva politicamente; l'altra (che è quasi quel medesimo che la prima), che gli uomini nel procedere loro, è tanto più nelle azioni grandi, debbono considerare i tempi, e accommodarsi a quegli.
      E coloro che, per cattiva elezione o per naturale inclinazione, si discordono dai tempi, vivono, il più delle volte, infelici, ed hanno cattivo esito le azioni loro, al contrario l'hanno quegli che si concordano col tempo. E sanza dubbio, per le parole preallegate dello istorico, si può conchiudere, che, se Manlio fusse nato ne' tempi di Mario e di Silla, dove già la materia era corrotta e dove esso arebbe potuto imprimere la forma dell'ambizione sua, arebbe avuti quegli medesimi séguiti e successi che Mario e Silla, e gli altri poi, che, dopo loro, alla tirannide aspirarono. Così medesimamente, se Silla e Mario fussono stati ne' tempi di Manlio, sarebbero stati, in tra le prime loro imprese, oppressi. Perché un uomo può bene cominciare con suoi modi e con suoi tristi termini a corrompere uno popolo di una città, ma gli è impossibile che la vita d'uno basti a corromperla in modo che egli medesimo ne possa trarre frutto; e quando bene e' fussi possibile, con lunghezza di tempo, che lo facesse, sarebbe impossibile, quanto al modo del procedere degli uomini, che sono impazienti, e non possono lungamente differire una loro passione.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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