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      La quale ubbidienza generò tanta suspizione al Senato, che, poco tempo dipoi, i Viniziani, o per prigione o per morte, se ne assicurarono. Conchiudo pertanto, il procedere di Valerio essere utile in uno principe e pernizioso in uno cittadino; non solamente alla patria, ma a sé a lei, perché quelli modi preparano la via alla tirannide; a sé, perché in sospettando la sua città del modo del procedere suo è costretta assicurarsene con suo danno. E così, per il contrario, affermo il procedere di Manlio in uno principe essere dannoso, ed in uno cittadino utile, e massime alla patria: ed ancora rade volte offende; se già questo odio che ti reca la tua severità, non è accresciuto da sospetto che l'altre tue virtù per la gran riputazione ti arrecassono: come, di sotto, di Cammillo si discorrerà.
     
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      Per quale cagione Cammillo
      fusse cacciato di Roma.
     
     
      Noi abbiamo conchiuso di sopra, come, procedendo come Valerio, si nuoce alla patria ed a sé; e, procedendo come Manlio, si giova alla patria, e nuocesi qualche volta a sé. Il che si pruova assai bene per lo esemplo di Cammillo, il quale nel procedere suo simigliava più tosto Manlio che Valerio. Donde Tito Livio, parlando di lui, dice, come «eius virtutem milites oderant, et mirabantur».
      Quello che lo faceva tenere maraviglioso era la sollicitudine, la prudenza, la grandezza dello animo, il buon ordine che lui servava nello adoperarsi, e nel comandare agli eserciti: quello che lo faceva odiare, era essere più severo nel gastigargli che liberale nel rimunerargli.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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