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      E benché questo loro partito fusse probabile, per quelle ragioni che di sopra si sono discorse; nientedimeno il fine della cosa mostrò che la vera virtù non teme ogni minimo accidente. Il che lo istorico benissimo dice con queste parole, in bocca poste del Dittatore, che parla così al suo Maestro de' cavagli: «Vides tu, fortuna illos fretos ad Alliam consedisse; at tu, fretus armis animisque, invade mediam aciem». Perché una vera virtù, un ordine buono, una sicurtà presa da tante vittorie, non si può con cose di poco momento spegnere; né una cosa vana fa loro paura, né un disordine gli offende: come si vede certo, che, essendo due Manlii consoli contro a' Volsci, per avere mandato temerariamente parte del campo a predare, ne seguì che, in un tempo, e quelli che erano iti e quelli che erano rimasti si trovavono assediati; dal quale pericolo, non la prudenza de' Consoli, ma la virtù de' propri soldati gli liberò. Dove Tito Livio dice queste parole: «Militum, etiam sine rectore, stabilis virtus tutata est».
      Non voglio lasciare indietro uno termine usato da Fabio, sendo entrato di nuovo con lo esercito in Toscana, per farlo confidente, giudicando quella tale fidanza essere più necessaria per averlo condotto in paese nuovo, incontro a nimici nuovi: che, parlando avanti la zuffa a' soldati, e detto ch'ebbe molte ragioni, mediante le quali ei potevono sperare la vittoria, disse che potrebbe ancora dire loro certe cose buone, e dove ei vedrebbono la vittoria certa, se non fusse pericoloso il manifestarle.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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