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      E questa parte in uno capitano è importantissima; perché ella ha in sé quasi una necessità che ti costringe a farla, parendoti andare ad una manifesta perdita, sanza avere prima fatto, con piccole isperienze, di tôrre ai tuoi soldati quello terrore che la riputazione del nimico aveva messo negli animi loro.
      Fu Valerio Corvino mandato dai Romani con gli eserciti contro ai Sanniti nuovi inimici, e che per lo addietro mai non avevano provate l'armi l'uno dell'altro, dove dice Tito Livio, che Valerio fece fare ai Romani con i Sanniti alcune leggieri zuffe «ne eos novum bellum, ne novus hostis terreret». Nondimeno è pericolo gravissimo, che, restando i tuoi soldati in quelle battaglie vinti, la paura e la viltà non cresca loro, e ne conseguitino contrari effetti a' disegni tuoi: cioè, che tu gli sbigottisca, avendo disegnato di assicurargli: tanto che questa è una di quelle cose che ha il male sì propinquo al bene, e tanto sono congiunti insieme, che gli è facil cosa prendere l'uno, credendo pigliare l'altro. Sopra che io dico, che uno buono capitano debbe osservare con ogni diligenza, che non surga alcuna cosa che per alcuno accidente possa tôrre l'animo allo esercito suo. Quello che gli può tôrre l'animo è cominciare a perdere; e però si debbe guardare dalle zuffe piccole, e non le permettere se non con grandissimo vantaggio, e con speranza di certa vittoria: non debbe fare imprese di guardare passi, dove non possa tenere tutto lo esercito suo: non debbe guardare terre, se non quelle che, perdendole, di necessità ne seguisse la rovina sua; e quelle che guarda, ordinarsi in modo, e con le guardie di esse e con lo esercito, che, trattandosi della ispugnazione di esse, ei possa adoperare tutte le forze sue; l'altre debbe lasciare indifese.


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Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio
di Niccolò Machiavelli
pagine 427

   





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