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      Ma quello che inganna molti circa i vocaboli comuni, è che tu e gli altri che hanno scritto, essendo stati celebrati e letti in varii luoghi, molti vocaboli nostri sono stati imparati da molti forestieri e osservati da loro, tal che di proprii nostri son diventati comuni. E se tu vuoi conoscer questo, arrecati innanzi un libro composto da quelli forestieri che hanno scritto dopo voi, e vedrai quanti vocaboli egli usano de' vostri, e come e' cercano d'imitarvi. E per aver riprova di questo, fa lor leggere libri composti dagli uomini loro avanti che nasceste voi, e si vedrà che in quelli non fia né vocabolo né termine, e così apparirà che la lingua in che essi oggi scrivano, è la vostra, e, per consequenza, vostra; e la vostra non è comune con la loro. La qual lingua ancora che con mille sudori cerchino d'imitare, nondimeno, se leggerai attentamente i loro scritti, vedrai in mille luoghi essere da loro male e perversamente usata, perché gli è impossibile che l'arte possa più che la natura.
      Considera ancora un'altra cosa se tu vuoi vedere la dignità della tua lingua patria: che i forestieri che scrivano, se prendano alcuno soggetto nuovo dove non abbino esemplo di vocaboli imparati da voi, di necessità conviene che ricorrino in Toscana; ovvero s'e' prendano vocaboli loro, gli spianino e allarghino all'uso toscano, che altrimenti né loro né altri gli approverebbono. E perché e' dicano che tutte le lingue patrie son brutte s'elle non hanno del misto di modo che veruna sarebbe brutta, ma dico ancora che quella che ha di esser mista men bisogno, è più laudabile: e senza dubbio ne ha men bisogno la fiorentina.


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Discorso o dialogo intorno alla nostra lingua
di Niccolò Machiavelli
pagine 17

   





Toscana