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      Di che io mi scuso a Quella e a qualunque simili descrizioni, come poco fedeli, dispiacessero; perché, trovando io delle loro lode piene le memorie di coloro che in varii tempi le hanno descritte, mi conveniva, o quali io le trovavo descriverle, o, come invido, tacerle. E se sotto a quelle loro egregie opere era nascosa una ambizione alla utilità [comune], come alcuni dicono, contraria, io che non ve la conosco non sono tenuto a scriverla; perché in tutte le mie narrazioni io non ho mai voluto una disonesta opera con una onesta cagione ricoprire, né una lodevole opera, come fatta a uno contrario fine, oscurare. Ma quanto io sia discosto dalle adulazioni si cognosce in tutte le parti della mia istoria, e massimamente nelle concioni e ne' ragionamenti privati, così retti come obliqui, i quali, con le sentenze e con l'ordine, il decoro dello umore di quella persona che parla, sanza alcuno riservo, mantengono. Fuggo bene, in tutti i luoghi, i vocaboli odiosi come alla dignità e verità della istoria poco necessari. Non puote adunque alcuno che rettamente consideri gli scritti miei come adulatore riprendermi, massimamente veggendo come della memoria del padre di V.S. io non ne ho parlato molto; di che ne fu cagione la sua breve vita, nella quale egli non si potette fare cognoscere, né io con lo scrivere l'ho potuto illustrare. Nondimeno assai grandi e magnifiche furono l'opere sue, avendo generato la S.V.; la quale opera a tutte quelle de' suoi maggiori di gran lunga contrappesa e più seculi gli aggiugnerà di fama, che la malvagia sua fortuna non gli tolse anni di vita.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526