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      Ne' quali tempi prima signoreggiorono in quella i discesi di Carlo, di poi i Berengari, e in ultimo gli imperadori tedeschi, come nel nostro trattato universale dimostrammo. Né poterono in questi tempi i Florentini crescere, né operare alcuna cosa degna di memoria, per la potenza di quelli allo imperio de' quali ubbidivano, nondimeno, nel 1010, il dì di santo Romolo giorno solenne a' Fiesolani, presono e disfeciono Fiesole; il che feciono, o con il consenso degli imperadori, o in quel tempo che dalla morte dell'uno alla creazione dell'altro ciascuno più libero rimaneva. Ma poi che i pontefici presono più autorità in Italia, e gli imperadori tedeschi indebolirono, tutte le terre di quella provincia con minore reverenzia del principe si governarono; tanto che nel 1080, al tempo di Arrigo III, si ridusse la Italia intra quello e la Chiesa in manifesta divisione; la quale non ostante, i Fiorentini si mantennono infino al 1215 uniti, ubbidendo a' vincitori, né cercando altro imperio che salvarsi. Ma come ne' corpi nostri quanto più sono tarde le infirmità tanto più sono pericolose e mortali, così Florenzia, quanto la fu più tarda a seguitare le sette di Italia, tanto di poi fu più afflitta da quelle. La cagione della prima divisione è notissima, perché è da Dante e da molti altri scrittori celebrata; pure mi pare brevemente da raccontarla.
     
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      Erano in Florenzia, intra le altre famiglie, potentissime Buondelmonti e Uberti; apresso a queste erano gli Amidei e i Donati. Era nella famiglia de' Donati una donna vedova e ricca, la quale aveva una figliuola di bellissimo aspetto.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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