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      Che trarrete voi delle disunioni vostre, altro che servitù? o de' beni che voi ci avete rubati o rubasse, altro che povertà? perché sono quelli che, con le industrie nostre, nutriscono tutta la città; de' quali sendone spogliati, non potreno nutrirla; e quelli che gli aranno occupati, come cosa male acquistata, non gli sapranno perservare: donde ne seguirà la fame e la povertà della città. Io e questi Signori vi comandiamo, e, se la onestà lo consente, vi preghiamo, che voi fermiate, una volta, lo animo; e siate contenti stare quieti a quelle cose che per noi si sono ordinate; e quando pure ne volesse alcuna di nuovo, vogliate civilmente, e non con tumulto e con le armi, domandarle, perché, quando le sieno oneste, sempre ne sarete compiaciuti, e non darete occasione a malvagi uomini, con vostro carico e danno, sotto le spalle vostre, di rovinare la patria vostra -. Queste parole, perché erano vere, commossono assai gli animi di quelli cittadini; e umanamente ringraziorono il Gonfaloniere di avere fatto l'ufficio con loro di buon Signore e con la città di buono cittadino, offerendosi essere presti ad ubbidire a quanto era stato loro commesso. E i Signori, per darne loro cagione, deputorono duoi cittadini per qualunque de' maggiori magistrati, i quali, insieme con i sindachi delle Arti, praticassero se alcuna cosa fusse da riformare a quiete comune, e ai Signori la referissero.
     
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      Mentre che queste cose così procedevano, nacque un altro tumulto, il quale assai più che il primo offese la republica.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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