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      Dei cittadini dall'altra parte, vedendo il furore di questa sciolta moltitudine, e il Palagio abbandonato, alcuni dentro alle loro case si stavano, alcuni altri la turba degli armati seguitavano, per potere, trovandosi infra loro, meglio le case sue e quelle degli amici difendere: e così veniva la potenza loro a crescere e quella de' Signori a diminuire. Durò questo tumulto tutto il giorno; e venuta la notte, al palagio di messere Stefano, dietro alla chiesa di San Barnaba, si fermorono. Passava il numero loro più che seimilia, e avanti apparisse il giorno, si feciono dalleArti, con minacce, le loro insegne mandare. Venuta di poi la mattina, con il gonfalone della giustizia e con le insegne delle Arti innanzi, al palagio del podestà ne andorono; e ricusando il podestà di darne loro la possessione, lo combatterono e vinsono.
     
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      I Signori, volendo fare pruova di comporre con loro, poi che per forza non vedevono modo a frenargli, chiamorono quattro de' loro Collegi e quelli al palagio del podestà, per intendere la mente loro, mandorono. I quali trovorono che i capi della plebe, con i sindachi delle Arti e alcuni cittadini, avevano quello che volevano alla Signoria domandare deliberato. Di modo che alla Signoria con quattro della plebe deputati e con queste domande tornorono: che l'Arte della lana non potesse più giudice forestiero tenere; che tre nuovi corpi d'arti si facessero, l'uno per i cardatori e tintori, l'altro per i barbieri, farsettai, sarti e simili arti meccaniche, il terzo per il popolo minuto; e che di queste tre Arti nuove sempre fussero duoi Signori, e delle quattordici Arti minori tre; che la Signoria alle case dove queste nuove Arti potessero convenire provedesse, che niuno a queste Arti sottoposto, infra duoi anni, potesse essere a pagare debito che fusse di minore somma che cinquanta ducati constretto; che il Monte fermasse gli interessi, e solo i capitali si restituissero; che i confinati e condannati fussero assoluti; che agli onori tutti gli ammuniti si restituissero.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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