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      Molte altre cose, oltre a queste, in beneficio dei loro particulari fautori domandorono, e così, per il contrario, che molti de' loro nimici fussero confinati e ammuniti vollono. Le quali domande, ancora che alla republica disonorevoli e gravi, per timore di peggio, furono dai Signori, Collegi e Consiglio del popolo subito deliberate. Ma a volere che le avessero la loro perfezione, era necessario ancora nel Consiglio del comune si ottenessero; il che, non si potendo in uno giorno ragunare duoi Consigli, differire all'altro dì convenne. Non di meno parve che per allora le Arti contente e la plebe sodisfatta ne rimanesse; e promissono che, data la perfezione alla legge, ogni tumulto poserebbe. Venuta la mattina di poi, mentre che nel Consiglio del comune si deliberava, la moltitudine, impaziente e volubile, sotto le solite insegne venne in Piazza, con sì alte voci e sì spaventevoli, che tutto il Consiglio e i Signori spaventorono. Per la qual cosa Guerriante Marignolli, uno de' Signori, mosso più da il timore che da alcuna altra sua privata passione, scese, sotto colore di guardare la porta, da basso e se ne fuggì a casa. Né potette, uscendo fuora, in modo celarsi che non fusse da la turba ricognosciuto: né gli fu fatto altra ingiuria, se non che la moltitudine gridò, come lo vide, che tutti Signori il Palagio abbandonassero; se non, che ammazzerebbono i loro figliuoli e le loro case arderebbono. Era, in quel mezzo, la legge deliberata e i Signori nelle loro camere ridutti; e il Consiglio, sceso da basso e sanza uscire fuora, per la loggia e per la corte, desperato della salute della città, si stava, tanta disonestà vedendo in una moltitudine, e tanta malignità o timore in quelli che l'arebbono possuta o frenare o opprimere.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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