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      Ragunato adunque gran numero di cittadini, i quali già si erano cominciati a ravvedere dello errore loro, salì a cavallo e, seguitato da molti armati, n'andò a Santa Maria Novella per combattergli. La plebe, che aveva, come di sopra dicemmo, fatta la medesima deliberazione, quasi in quel tempo che Michele si mosse partì ancora ella per ire in Piazza; e il caso fece che ciascuno fece diverso cammino, tale che per la via non si scontrorono. Donde che Michele, tornato indietro, trovò che la Piazza era presa e che il Palagio si combatteva; e appiccata con loro la zuffa, gli vinse; e parte ne cacciò della città, parte ne constrinse a lasciare l'armi e nascondersi. Ottenuta la impresa, si posorono i tumulti, solo per la virtù del Gonfaloniere. Il quale d'animo, di prudenza e di bontà superò in quel tempo qualunque cittadino, e merita di essere annoverato intra i pochi che abbino benificata la patria loro: perché, se in esso fusse stato animo o maligno o ambizioso, la republica al tutto perdeva la sua libertà, e in maggiore tirannide che quella del Duca di Atene perveniva; ma la bontà sua non gli lasciò mai venire pensiero nello animo che fusse al bene universale contrario, la prudenza sua gli fece condurre le cose in modo che molti della parte sua gli cederono e quelli altri potette con le armi domare. Le quali cose feciono la plebe sbigottire, e i migliori artefici ravvedere e pensare quanta ignominia era, a coloro che avevano doma la superbia de' Grandi, il puzzo della plebe sopportare.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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