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      Posate le armi, i Signori prima armorono la Piazza; scrissono di poi dumila cittadini confidenti allo stato, divisi ugualmente per gonfaloni, i quali ordinorono fussero presti al soccorso loro qualunque volta gli chiamassero; e ai non scritti lo armarsi proibirono. Fatte queste preparazioni, confinorono e ammazzorono molti artefici, di quelli che più feroci che gli altri si erano ne' tumulti dimostri; e perché il gonfaloniere della giustizia avesse più maestà e reputazione, providono che fusse, ad esercitare quella dignità, di avere quarantacinque anni necessario. In fortificazione dello stato ancora molti provedimenti feciono, i quali erano contro a quelli che si facevano insopportabili, e ai buoni cittadini della parte propria odiosi, perché non giudicavano uno stato buono o securo, il quale con tanta violenza bisognasse difendere. E non solamente a quelli degli Alberti che restavano nella città, e ai Medici, ai quali pareva avere ingannato il popolo, ma a molti altri tanta violenza dispiaceva. E il primo che cercò di opporsegli fu messer Donato di Iacopo Acciaiuoli. Costui, ancora che fusse grande nella città, e più tosto superiore che compagno a messer Maso degli Albizzi, il quale per le cose fatte nel suo gonfalonierato era come capo della republica, non poteva intra tanti mali contenti vivere bene contento, né recarsi, come i più fanno, il comune danno a privato commodo; e per ciò fece pensiero di fare esperienza se poteva rendere la patria agli sbanditi, o almeno gli uffici agli ammuniti.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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