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      Quivi si missono in luogo alto, avendo grande moltitudine intorno, la quale più per vedergli che per favorirgli era corsa, e con voce alta gli uomini a pigliare le armi e uscire di quella servitù che loro avevano cotanto odiata confortavano, affermando che i rammarichii de' mali contenti della città, più che le ingiurie proprie, gli avevano a volergli liberare mossi, e come avevano sentito che molti pregavano Iddio che dessi loro occasione di potersi vendicare, il che farebbono qualunque volta avessero capo che gli movesse, e ora che la occasione era venuta, e che gli avevano i capi che gli movevano, sguardavano l'uno l'altro, e come stupidi aspettavano che i motori della liberazione loro fussero morti e loro nella servitù raggravati; e che si maravigliavano che coloro i quali per una minima ingiuria solevono pigliare le armi, per tante non si movessero, e che volessero sopportare che tanti loro cittadini fussero sbanditi, e tanti ammuniti; ma che gli era posto nello arbitrio loro rendere agli sbanditi la patria e agli ammuniti lo stato. Le quali parole, ancora che vere, non mossono in alcuna parte la moltitudine, o per timore, o perché la morte di quelli duoi avesse fatti gli ucciditori odiosi. Tale che, vedendo i motori del tumulto come né le parole né i fatti avevono forza di muovere alcuno, tardi avvedutisi quanto sia pericoloso volere fare libero un popolo che voglia in ogni modo essere servo, disperatisi della impresa, nel tempio di Santa Reparata si ritirorono, dove, non per campare la vita, ma per differire la morte, si rinchiusono.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





Iddio Santa Reparata