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      La qual cosa, come si seppe a Firenze, insieme con la nuova delle genti venute a Bologna, fece più facile la deliberazione della guerra non ostante che l'avesse grande contradizione e che Giovanni de' Medici publicamente la sconfortasse, mostrando che, quando bene si fusse certo della mala mente del Duca, era meglio aspettare che ti assaltasse che farsegli incontro con le forze; perché in questo caso così era giustificata la guerra nel conspetto de' principi di Italia da la parte del Duca come da la parte nostra, né si poteva animosamente domandare quelli aiuti che si potrebbono scoperta che fusse l'ambizione sua, e con altro animo e con altre forze si difenderebbero le cose sue che quelle d'altri. Gli altri dicevano che non era da aspettare il nimico in casa; ma di andare a trovare lui; e che la fortuna è amica più di chi assalta che di chi si difende; e con minori danni, quando fusse con maggiore spesa, si fa la guerra in casa altri che in casa sua. Tanto che questa opinione prevalse, e si deliberò che i Dieci facessero ogni rimedio perché la città di Furlì si traesse delle mani del Duca.
     
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      Filippo, vedendo che i Fiorentini volevono occupare quelle cose che egli aveva prese a difendere, posti da parte i rispetti, mandò Agnolo della Pergola con gente grossa ad Imola, acciò che quel Signore, avendo a pensare di difendere il suo, alla tutela del nipote non pensasse. Arrivato per tanto Agnolo propinquo ad Imola, sendo ancora le genti de' Fiorentini a Modigliana, e sendo il freddo grande e per quello diacciati i fossi della città, una notte, di furto, prese la terra, e Lodovico ne mandò prigione a Milano.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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