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      Solo Giovanni de' Medici apertamente la lodava; tanto che la si ottenne. E perché nel distribuirla si aggregavano i beni di ciascuno, il che i Fiorentini dicono accatastare, si chiamò questa gravezza catasto. Questo modo pose, in parte, regola alla tirannide de' potenti; perché non potevano battere i minori e fargli con le minacce ne' Consigli tacere, come potevano prima. Era adunque questa gravezza dall'universale accettata e da' potenti con dispiacere grandissimo ricevuta. Ma come accade che mai gli uomini non si sodisfanno, e avuta una cosa, non vi si contentando dentro, ne desiderano un'altra, il popolo, non contento alla ugualità della gravezza che dalla legge nasceva, domandava che si riandassero i tempi passati, e che si vedesse quello che i potenti, secondo il catasto, avevano pagato meno, e si facessero pagare tanto che gli andassero a ragguaglio di coloro che, per pagare quello che non dovevano, avevano vendute le loro possessioni. Questa domanda, molto più che il catasto, spaventò gli uomini grandi; e per difendersene non cessavano di dannarlo, affermando quello essere ingiustissimo, per essersi posto ancora sopra i beni mobili, i quali oggi si posseggono e domani si perdono; e che sono, oltra di questo, molte persone che hanno danari occulti, che il catasto non può ritrovare. A che aggiugnevano che coloro che, per governare la republica, lasciavano le loro faccende dovevano essere meno carichi da quella, dovendole bastare che con la persona si affaticassero, e che non era giusto che la città si godesse la roba e la industria loro, e degli altri solo i danari.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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