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      E con simili parole quietò questi umori, e fece che del ragguaglio non si ragionasse.
     
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      Seguitando in tanto la guerra con il Duca, si fermò una pace a Ferrara, per il mezzo d'uno legato del Papa. Della quale il Duca, nel principio di essa, non osservò le condizioni, in modo che di nuovo la lega riprese le armi; e venuto con le genti di quello alle mani, lo ruppe a Maclovio. Dopo la quale rotta il Duca mosse nuovi ragionamenti d'accordo, ai quali i Viniziani e i Fiorentini acconsentirono, questi per essere insospettiti de' Viniziani, parendo loro spendere assai per fare potenti altri, quelli per avere veduto il Carmignuola, dopo la rotta data al Duca, andare lento, tanto che non pareva loro da potere più confidare in quello. Conclusesi adunque la pace nel 1428; per la quale i Fiorentini riebbono le terre perdute in Romagna, e a' Viniziani rimase Brescia, e di più il Duca dette loro Bergamo e il contado. Spesono in questa guerra i Fiorentini tre milioni e 500 mila ducati; mediante la quale accrebbero a' Viniziani stato e grandezza, e a loro povertà e disunione. Seguita la pace di fuora, ricominciò la guerra dentro. Non potendo i cittadini grandi sopportare il catasto, e non vedendo via da spegnerlo, pensorono modi a fargli più nimici, per avere più compagni ad urtarlo. Mostrorono adunque agli uffiziali deputati a porlo come la legge gli costrigneva ad accatastare ancora i beni de' distrettuali, per vedere se intra quelli vi fussero beni di Fiorentini. Furono per tanto citati tutti i sudditi a portare, infra certo tempo, le scritte de' beni loro.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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