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      Quanto sono gli uomini ciechi ne' desiderii loro! Quello che noi desideravamo per nostra salute è stato la nostra rovina. Perché, come prima noi sentimmo che le insegne vostre venivano verso di noi, non come a nimici, ma come agli antichi signori nostri ci facemmo incontro al commissario vostro, e mettemmo la valle, le nostre fortune e noi nelle sue mani, e alla sua fede ci raccomandammo, credendo che in lui fusse animo, se non di Fiorentino, almeno d'uomo. Le Signorie vostre ci perdoneranno, perché non potere sopportar peggio di quello abbiamo sopportato ci dà animo a parlare. Questo vostro commissario non ha di uomo altro che la presenzia, né di Fiorentino altro che il nome: una peste mortifera, una fiera crudele, uno mostro orrendo, quanto mai da alcuno scrittore fusse figurato; perché, riduttici nel nostro tempio, sotto colore di volerci parlare, noi fece prigioni, e la valle tutta rovinò e arse, e gli abitatori e le robe di quella rapì, spogliò, saccheggiò, batté, ammazzò; stuprò le donne, viziò le vergini, e trattele delle braccia delle madri, le fece preda de' suoi soldati. Se noi, per alcuna ingiuria fatta al popolo fiorentino o a lui, avessimo meritato tanto male, o se armati e difendendoci ci avessi presi, ci dorremmo meno, anzi accuseremmo noi, i quali o con le iniurie o con la arroganzia nostra l'avessimo meritato; ma sendo, disarmati, daticegli liberamente, che di poi ci abbi rubati, e con tanta ingiuria e ignominia spogliati, siamo forzati a dolerci. E quantunque noi avessimo potuto riempiere la Lombardia di querele, e con carico di questa città spargere per tutta Italia la fama delle iniurie nostre, non lo aviamo voluto fare, per non imbrattare una sì onesta e piatosa republica con la disonestà e crudeltà d'uno suo malvagio cittadino.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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