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      A' quali Pagolo rispose che il tesoro era consumato, le chiavi ed egli erano in loro podestà, e gli pregava di questo solo, che fussero contenti, così come la sua signoria era cominciata e vivuta sanza sangue, così sanza sangue finisse. Fu dal conte Francesco condotto Pagolo e il figliuolo al Duca, i quali morirono, di poi, in prigione. La partita del Conte aveva lasciata libera Lucca dal tiranno e i Fiorentini dal timore delle genti sue, onde che quelli si preparorono alle difese e quelli altri ritornorono alle offese; e avevano eletto per capitano il conte di Urbino, il quale, strignendo forte la terra, constrinse di nuovo i Lucchesi a ricorrere al Duca; il quale, sotto il medesimo colore aveva mandato il Conte, mandò in loro aiuto Niccolò Piccino. A costui, venendo per entrare in Lucca, i nostri si feciono incontro in sul Serchio; e al passare di quello vennono alla zuffa, e vi furono rotti; e il Commissario con poche delle nostre genti si salvò a Pisa. Questa rotta contristò tutta la nostra città; e perché la impresa era stata fatta dallo universale, non sapendo i popolani contro a chi volgersi calunniavano chi l'aveva amministrata poi che e' non potevono calunniare chi la aveva deliberata, e risucitorono i carichi dati a messer Rinaldo. Ma più che alcuno era lacero messer Giovanni Guicciardini, accusandolo che gli arebbe potuto, dopo la partita del conte Francesco, ultimare la guerra, ma che gli era stato corrotto con danari, e come ne aveva mandati a casa una soma, e allegavano chi gli aveva portati e chi ricevuti.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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