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      E andorono tanto alto questi romori e queste accuse, che il Capitano del popolo, mosso da queste publiche voci, e da quelli della parte contraria spinto, lo citò. Comparse messer Giovanni tutto pieno di sdegno; donde i parenti suoi, per onore loro, operorono tanto che il Capitano abbandonò la impresa. I Lucchesi, dopo la vittoria, non solamente riebbero le loro terre, ma occuporono tutte quelle del contado di Pisa, eccetto Bientina, Calcinaia, Livorno e Librafatta, e se non fusse stata scoperta una congiura che si era fatta in Pisa, si perdeva anche quella città. I Fiorentini riordinorono le loro genti, e feciono loro capitano Micheletto, allievo di Sforza. Dall'altra parte il Duca seguitò la vittoria, e per potere con più forze affliggere i Fiorentini, fece che i Genovesi, Sanesi e signore di Piombino si collegassero alla difesa di Lucca, e che soldassero Niccolò Piccino per loro capitano, la qual cosa lo fece in tutto scoprire. Donde che i Viniziani e i Fiorentini rinnovorono la lega e la guerra si cominciò a fare aperta in Lombardia e in Toscana. E nell'una e nell'altra provincia seguirono, con varia fortuna, varie zuffe; tanto che, stracco ciascuno, si fece, di maggio, nel 1433, lo accordo infra le parti, per il quale i Fiorentini, Lucchesi e Sanesi, che avevano nella guerra occupate più castella l'uno all'altro, le lasciarono tutte, e ciascuno tornò nella possessione delle sua.
     
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      Mentre che questa guerra si travagliava, ribollivano tuttavia i maligni umori delle parti di dentro; e Cosimo de' Medici, dopo la morte di Giovanni suo padre, con maggiore animo nelle cose publiche, e con maggiore studio e più liberalità con gli amici che non aveva fatto il padre, si governava; in modo che quelli che per la morte di Giovanni si erano rallegrati, vedendo quale era Cosimo si contristavano.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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