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      Mostrogli di poi i pericoli che nella disunione si correvono, e come non era altro rimedio alla unione, che spegnere Cosimo; perché solo quello, per i favori che da le immoderate sue ricchezze nascevano, gli teneva infermi; e che si era condotto tanto alto che, se e' non vi si provedeva, ne diventerebbe principe; e come ad uno buono cittadino s'apparteneva rimediarvi, chiamare il popolo in Piazza, ripigliare lo stato, per rendere alla patria la sua libertà. Ricordogli che messer Salvestro de' Medici potette ingiustamente frenare la grandezza de' Guelfi, a' quali, per il sangue dai loro antichi sparso, si apparteneva il governo; e che quello ch'egli fare contro a tanti ingiustamente potette, potrebbe bene fare esso, giustamente, contro ad uno solo. Confortollo a non temere, perché gli amici con le armi sarebbono presti per aiutarlo; e della plebe che lo adorava non tenessi conto, perché non trarrebbe Cosimo da lei altri favori che si traessi già messer Giorgio Scali; né delle sue ricchezze dubitasse, perché quando fia in podestà de' Signori, le saranno loro, e conclusegli che questo fatto farebbe la republica secura e unita, e lui glorioso. Alle quali parole Bernardo rispose brevemente, come giudicava cosa necessaria fare quanto egli diceva; e perché il tempo era da spenderlo in operare, attendessi a prepararsi con le forze, per essere presto, persuaso che gli avesse i compagni. Preso che ebbe Bernardo il magistrato, disposti i compagni e convenuto con messer Rinaldo, citò Cosimo, il quale, ancora che ne fusse da molti amici sconfortato comparì, confidatosi più nella innocenzia sua che nella misericordia de' Signori.


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Istorie fiorentine
di Niccolò Machiavelli
pagine 526

   





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